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Sinkro: mi distacco e volo

Sinkro: mi distacco e volo

Intervista di Reno Brandoni

Sono sempre curioso di conoscere il pensiero di un giovane artista, soprattutto quando il suo stile musicale è diametralmente opposto al mio. Lo sappiamo, la musica non ha barriere e permette a tutti di dialogare con il medesimo linguaggio, per cui affronto solitamente la chiacchierata con particolare attenzione, preparandomi delle domande che non portino il discorso troppo lontano dallo scopo ultimo del mio incontro ovvero, quello di far conoscere le idee del mio interlocutore.

Passo dopo passo affondo, quando posso, qualche argomento provocatorio, per percepire la reazione e comprendere quanto sia distante il mio mondo dal suo. Così, una citazione sui Led Zeppelin o Frank Zappa, può diventare porta aperta o barriera per una conoscenza più profonda.

Quando la mia provocazione viene replicata con altrettanta passione capisco che la strada è giusta, getto via allora quanto già preparato per iniziare un dialogo tentando di accrescere l’empatia del momento.

Ciao Sinkro, raccontami le tue emozioni. Un primo e unico brano e subito sul palco del Primo Maggio. Cosa hai provato?

 Sicuramente è stato un grande onore e un grande piacere. Anche se per me il piacere partiva già da prima, dalla produzione di Nostalgia del domani e consisteva nell’averlo scritto con Luca Chiaravalli, il mio produttore artistico. Già questo, per un umile esordiente come me, è fonte di soddisfazione.

Ma il palco, che emozione ti ha creato?

 Come ti dicevo, un grandissimo piacere, una volta li sopra ho goduto. Avere la possibilità di suonare davanti a tanta gente… è l’inizio del sogno che si realizza. Io sono uno a cui piace stare con i piedi per terra, però mi piace anche concretizzare, analizzare le cose che mi accadono intorno. Sono su questo palco, è successo, bene, ora andiamo avanti sperando che ce ne sia un altro o altri trenta. Si lavora duro perché questo accada.

Ho ascoltato con attenzione il tuo brano, che ha l’apparenza di un brano “leggero” ma ho notato molti riferimenti interessanti, direi quasi colti. Come se la tua passione per la musica avesse delle origini, non proprio “moderne”.  Dietro la leggerezza del brano si intravede una certa cultura musicale. Devo chiedertelo, scusami… è casuale oppure voluto?

 Intanto ti ringrazio molto, sono d’accordo con te, il pezzo è apparentemente frivolo, leggero, l’idea era però di dare, a livello di sound, qualcosa di più frizzante. Questo è il mio primo pezzo, ma è anomalo, perché io sono indirizzato verso delle sonorità più rock, più scure. Inconsciamente è uscita fuori la mia passione per la musica passata.  Io sono un grande fan della musica fine anni ’70, anche ’80 e buona parte dei ’90.  In questo pezzo sono stato influenzato molto dalla Motown, dalla musica dance e funky (Michael Jackson, Prince, Steve Wonder). Ho ascoltato tanto quella musica e sicuramente qualcosa è rimasto.

In un’epoca in cui gli esordienti vanno tutti sulla Trap, sentire qualcuno che abbia queste influenze fa piacere.

 Io sono uno che spazia, principalmente ascolto musica… chiamiamola antica anche se per me è eterna. Io penso che proprio da li sono arrivati i grandi capolavori. Non dico che non si potranno replicare. Non siamo noi che siamo diventati più scemi, è il mercato musicale che rema un po’ contro determinate dinamiche. Prima si dava più spazio, l’artista aveva più libertà.  La musica era al centro della socialità, mentre adesso purtroppo è passata in secondo piano. Ora la musica è più un sottofondo è diventata prodotto che si consuma facilmente.

Faccio sempre una considerazione. Negli anni ’70, uscivano in un anno 10 dischi nuovi, erano tutti diversi uno da l’altro. Bob Dylan, Beatles, Queen, Led Zeppelin, Rolling Stone, Neil Young, James Taylor… Oggi se compri 10 dischi di 9 fai fatica o comprenderne l’autore. Si va alla ricerca del gusto comune e questo mortifica l’estro creativo dell’artista.

Mortifica e limita, io non so se Zappa oggi sarebbe diventato Frank Zappa, forse neanche De Andre’ avrebbe avuto il successo che meritava. Anche io che ho 23 anni percepisco questo disagio. Hai bisogno di essere classificato. La prima cosa che ti dicono è che bisogna andare verso li, bisogna fare questo…  non c’è quella magia creativa. Questo è brutto perché se intraprendi questa via dopo uno, due anni, perdi il senso di quello che stai facendo o di quello che volevi fare, per cui ti spegni, come una candela. Io mi auguro che prima o poi avverranno delle vere rivoluzioni musicali.

Comprendo lo stato d’animo, forse proprio i social, quelli che hanno appiattito tutto possono essere la soluzione al rilancio artistico garantendo un contatto diretto tra artista e pubblico.

Internet è un’invenzione straordinaria, ed è come il fuoco, può essere usata nel bene e nel male. I social purtroppo sono un oceano. Apparentemente può sembra una democrazia. Questo strumento da a tutti la possibilità di fare musica. Nello stesso tempo se tutti sono bravi a fare una cosa poi non lo è più nessuno, mettendo in secondo piano quelli che magari hanno veramente qualcosa da dire, ma che rimangono coperti da questo oceano di pesci che vogliono dire tutti la stessa cosa. La cosa giusta forse sarebbe quella di usare i social per andare controcorrente. Ma poi ti ascolterebbero, i ragazzi, la gente? Alla fine, vincono gli algoritmi che evidenziano le tendenze.

Io penso che alla fine la musica vince sempre, se tu sei un autore, sei un creativo e sei sincero. questa cosa prima o poi arriva. Quelli che inseguono le mode sono destinati a sparire, quelli che le creano rimarranno. Fatte queste premesse, adesso però sono curioso di capire cosa stai facendo, se stai preparando un nuovo disco e con quale spirito.

 In questo momento sto finendo le stesure di altri brani. Sicuramente sarà un album “vario” con tante contaminazioni e ci saranno dei brani totalmente differenti da Nostalgia del domani, anche a livello sonoro. Passerò dal funky, al rock, all’elettronica. C’è piaciuto molto osare, metterci in gioco. Penso che Freddy Mercury sia diventato quello che è diventato anche grazie alle cose che ha ascoltato, trasformandole e mettendole nel suo stile personale.

Non dimentichiamo che quando Jimi Hendrix è arrivato a Londra, in prima fila ai suoi concerti c’erano i Beatles, gli Who, Clapton, i Rolling Stones. Questo a conferma che l’ascolto degli altri non fa altro che arricchire il proprio stile.

Penso che certe volte si debba parlare chiaro e non enfatizzare.  Questi personaggi erano grandi personaggi ma avevano l’umiltà di ascoltare, di riconoscere l’arte dell’altro.

Si, Jimi era un alieno, un diverso, e proprio per questo andava ascoltato e rispettato.

Assolutamente, questo è un concetto che va oltre la musica.

Oggi io non so se tra i tuoi giovani colleghi c’è questa tendenza ad ascoltare gli altri. Spesso mi sembrano molto più concentrati ad ascoltare loro stessi.

 Io dico sempre quello che penso ed esprimo il mio punto di vista che può essere giusto o sbagliato. Viviamo in una società molto individuale, questa predisposizione alla condivisione non la vedo. Vedo la ricerca di un filone che va, per fare un copia e incolla, senza personalità però. La trap, per esempio, è un genere che a me piace, ci sono molti artisti americani che mi piacciono. Molti ragazzi che sento o che ho conosciuto, anche amici miei, utilizzano quel genere musicale per fare soldi. Non c’è bisogno che sai cantare tanto c’è l’autotune. Non c’è bisogno che sei un poeta perché tanto devi dire le parolacce, non c’è bisogno che sai suonare perché basta farsi fare un bit da un DJ. Forse diventa più un’ostentazione che un’arte. E’ un genere molto diverso dall’HIP HOP, dove invece ci sono tantissimi grandi artisti.

La cosa che mi da fastidio e che quando parlo con questi ragazzi, non li sento mai discutere di musica, di progressione musicale, di sperimentazione, li sento parlare solo di denaro, di lussi, di cose materiali che non c’entrano niente con la musica. Questa però è gente che sta prima in classifica, che detiene il mercato musicale. Per me questa cosa è gravissima. Non sto parlando della trap come stile, esistono tantissimi casi di grandi artisti che fanno grandi produzioni. Io per esempio amo The Weeknd, che mischia l’R&B con l’hip hop, con la trap , con il pop,  con il soul. Quando ascolti un suo pezzo capisci che c’è una ricerca musicale.

Pensiero condiviso. Questo è quello che porta ad avere un po’ di diffidenza sulle nuove leve. Avevo altre due domande ma le faccio insieme. I tuoi progetti futuri e i tuoi sogni?

Come progetti futuri sicuramente ho quello di ritornare a suonare live con il mio gruppo e riuscire fare tante date. Il sogno più grande è quello di svegliarmi una mattina e poter dire che vivo di musica. Che la mia unica preoccupazione sia quella di fare musica riuscendo a essere apprezzato. Un sogno bello e complicato. Non è cosa da poco.

Foto di Guido Leon

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