L’amministratore delegato Henry Juszkiewicz ha ulteriormente dettagliato i piani, affermando: «Abbiamo monetizzato attività come titoli azionari, proprietà immobiliari e segmenti di business che non hanno potuto raggiungere il livello di successo che ci aspettavamo.
Con la monetizzazione di queste attività, siamo in grado di ridurre il debito e generare fondi per contribuire ai segmenti di business che stanno prosperando. È importante per la nostra azienda tornare al successo finanziario, con strumenti idonei a eliminare settori che non generano utili e rinegoziare i debiti con le banche».
Basti dire che seguiremo con interesse le prossime mosse della compagnia.
Come promemoria rapido, Gibson ha 100 marchi nel suo roster tra cui Epiphone, Dobro, Valley Arts, Kramer, Steinberger, Tobias, Slingerland, Maestro, Baldwin, Hamilton, Chickering e Wurlitzer.
I suoi marchi audio comprendono KRK Systems, TASCAM, Cakewalk, Cerwin-Vega (!), Stanton, Onkyo, Integra, TEAC, TASCAM Professional Software ed Esoteric.
Staremo a vedere con chi si scontrerà il partito dei fenderiani…