giovedì, 27 Febbraio , 2025
22.9 C
San Teodoro

Fabrizio Poggi – Angeli perduti del Mississippi. Storie e leggende del blues

seconda edizione riveduta, corretta e ampliata
Editore Meridiano Zero

Poggi-Angeli-Perduti-del-MississippiSul muro di un vecchio negozio di dischi del Mississippi si narra fosse scritto: «Chi non ama il blues ha un buco nell’anima».
Il blues… cosa è il blues? Massimo Carlotto ha scritto, ne La banda degli amanti (Edizioni E/O, 2015): «Il blues può essere spietato, senza che te ne accorgi ti scava dentro, ti sbatte in faccia ricordi o ti fa precipitare nella nostalgia». Ci sono in giro tonnellate di libri sul blues, eppure mai nessuno era riuscito ad affascinarmi al primo colpo come questo Angeli perduti del Mississippi, per di più scritto da un italiano!

L’autore Fabrizio Poggi è il bluesman italiano più conosciuto in America, un grandissimo virtuoso dell’armonica a bocca (o meglio, blues harp), candidato ai Blues Music Awards 2014 per l’album Juba Dance con Guy Davis (vedi www.blues.org) e candidato ai Jimi Awards 2014 e 2015 di Blues411 Radio come miglior armonicista dell’anno nel mondo. Ha inciso una ventina di album, di cui cinque registrati negli Stati Uniti; ha suonato con tanti grandi del blues e del rock tra cui The Blind Boys of Alabama, Marcia Ball, Jerry Jeff Walker, Flaco Jimenez, Charlie Musselwhite, Ronnie Earl, Sonny Landreth, John Hammond, Little Feat, Garth Hudson di The Band e Bob Dylan, Eric Bibb, Guy Davis, Steve Cropper, The Blues Brothers Band, Kim Wilson, Ronnie Earl, Richard Thompson, Otis Taylor e altri. Ha un bel sito web, www.chickenmambo.com (la Chicken Mambo è la sua band). Nel 2005 ha pubblicato per l’editore Guardamagna un libro dedicato all’armonica a bocca nella cultura musicale afroamericana, dal titolo Il soffio dell’anima: armoniche e armonicisti blues (riedito nel 2010 da Master Music/Ricordi in edizione riveduta e aggiornata).
Ma cosa ha questo Angeli perduti del Mississippi di così speciale? Perché potrebbe/dovrebbe interessare ai lettori di Chitarra Acustica? Prima di tutto è… un dizionario/enciclopedia. Ovvero comincia dalla A di “Alabama” e prosegue fino alla Z di “zydeco”. Quindi non ha una trama, si può aprire anche a caso, lasciandosi andare vagabondando nei vari rimandi, in un certo senso saltando su un treno che viaggia lento, magari cercando su YouTube la canzone citata.
Nella prefazione, Ernesto de Pascale scrive: «Leggendo, incontrerete predicatori, cantastorie, balordi, cabarettisti, saltimbanchi, maghi, peccatori, santi, guardie carcerarie, istruttori di danza, sciamani, fuggitivi, mentre, musicalmente parlando, vi imbatterete in ritmi tribali da paludi non bonificate, inni sacri da grammofono, ballate tzigane per feste mobili, boogie barrelhouses suonati su improbabili pianini con la rota, blues arcani riparati e rimessi in pista da meccanici di carrozze zoppe e armonicisti bricconi, rhythm & blues monchi da “chitlin’ circuit” accesi da fili elettrici scoperti».
La lettura è veramente intrigante, perché si nota subito l’amore dell’autore per il blues e la sua competenza sulla materia, non solo per l’aspetto musicale, ma anche riguardo ai testi verbali. Purtroppo, per molti di noi chitarristi ‘non anglofoni’ il blues è soprattutto musica, quella lingua comune – in teoria apparentemente semplice – che ci fa incontrare, ci fa dialogare con altri musicisti: «Che facciamo? Un blues? In La, in Mi… massì, andiamo col Mi!» E si comincia con quei tre accordi di settima, pensando a quando sarà il momento del nostro solo, a mettere un po’ di stacchi fatti bene… e se poi c’è anche un cantante/armonicista, tanto meglio! Diciamo che di solito non ce ne importa un granché di quello che lui canta; l’inglese magari non lo capiamo bene, poi chissà cosa gorgogliavano ’sti americani, sembrano sempre le stesse storie: «Mi sono svegliato stamattina, e la mia donna non era più nel mio letto»…
Errore! Più leggevo questo libro, più mi dicevo: «Ma guarda cosa vuol dire davvero questa frase sentita mille volte!» «Ecco perché quel gruppo si chiamava così!» «Ed io che pensavo fosse solo un bravo chitarrista, mentre invece componeva bellissime canzoni!» Una continua scoperta, quindi, in un volume di 280 pagine pieno zeppo di storie di chitarristi, ovviamente per la maggior parte acustici, impegnati con chitarre di varia qualità e diverse accordature, a 6 e 12 corde e con bottleneck vari.
Ogni voce relativa a un musicista è corredata dall’indicazione del disco consigliato. Al termine del libro c’è anche una bibliografia consigliata, in inglese soprattutto. E moltissime sono le parole in slang che aprono un mondo particolare, magari un po’ sporco e sudato, dall’odore di bordello: nei primi anni del secolo scorso, nell’America del blues, più bordelli c’erano, maggiori erano le possibilità di trovare un ingaggio! E magari ci scappava anche un ‘dopo concerto’ un po’ rischioso, se si incontrava qualche amante geloso: la fine di Robert Johnson insegna… Per suonare, quindi, ci si spostava di città in città, scoprendo uno stile musicale di blues sempre diverso, percorrendo le mitiche Highway 61 e 49: dove si incontrano a Clarksdale, si narra che più d’uno abbia venduto l’anima…!

La 'terza foto' di Robert Johnson con Johnny Shines
La ‘terza foto’ di Robert Johnson con Johnny Shines

Uno tra i tanti che si spostava da una città all’altra era Bob Dylan, che in questo libro emerge in una luce molto interessante: ben 26 le pagine dedicate a lui. Poggi scrive: «a osservare bene tutta la sua carriera, Dylan racchiude nel suo modo di essere artista l’essenza stessa del grande bluesman: un bluesman diventa grande quando è capace di condividere con il suo pubblico i sentimenti provati e le esperienze vissute”.
Anche se non hanno una voce a loro specificamente dedicata, anche i Rolling Stones sono molto citati, in particolare i loro primi dischi. D’altronde, la leggenda narra che la scintilla scoccò quando Keith vide che Mick aveva sottobraccio dei dischi di Little Walter. E se Mick sognava di essere come Little Walter, era naturale pensare a Keith emulo del suo compagno chitarrista, Muddy Waters!
È con molto piacere, quindi, che segnalo l’uscita della seconda edizione riveduta, corretta e ampliata di questo libro. In particolare, oltre alle voci nuove, sono state inserite un centinaio di immagini, tra le quali la mitica e controversa ‘terza fotografia’ di Robert Johnson. È stata rinnovata la veste grafica, ma l’immagine di copertina è rimasta la stessa: Mississippi John Hurt disegnato dal grande Robert Crumb. Ricordate la copertina di Cheap Thrills dei Big Brother and the Holding Company, con Janis Joplin alla voce? Ecco, il disegnatore era proprio lui!
Mi sa proprio che prendo questa nuova edizione e me la rileggo tutta per bene, per scoprirne le novità e sottolinearla e annotarla come ho fatto con l’edizione precedente, andando ancora a cercare le liriche di quei grandi bluesman, non solo le tab con i lick più interessanti. A questo proposito, potete trovare una bella bibliografia commentata sul blues anche su www.spaghettiblues.it; peccato che moltissimi libri interessanti siano ormai fuori catalogo. Segnalo inoltre un altro bel librone di testi tradotti, piuttosto raro per la verità, Antologia del blues edito da Guanda nel 1969. E, nel frattempo, mi sono fatto inviare The New Transcriptions delle 29 incisioni di Robert Johnson e anche un volumone con i suoi testi commentati…

Giorgio Gregori

Related Articles

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Stay Connected

21,988FansMi piace
3,912FollowerSegui
22,200IscrittiIscriviti

Ultimi Articoli