(di Marco Alderotti) – Descrivere una chitarra che porta il nome di colui che ti ha cambiato la vita, e i gusti musicali, è ovviamente una gioia immensa. Di cambiare vita a me è successo subito dopo aver visto per la prima volta una sua esibizione: sì, sto parlando di Tommy Emmanuel, direi tra i più grandi rivoluzionari della chitarra acustica moderna e portabandiera delle chitarre australiane Maton. L’azienda ha in catalogo molti modelli sia acustici che elettrici, ma – diciamo la verità – la chitarra più venduta in assoluto è senza ombra di dubbio la EBG808TE, il modello Signature di Tommy, oggi disponibile in varie versioni, compresa la più costosa del Custom Shop di Andy Allen. La prova che segue è riferita all’ultima versione di serie, che differisce dalla versione precedente in alcuni particolari che più tardi vedremo nel dettaglio.
Lo strumento è interamente costruito con legni masselli: top in abete grado AAA dalle fibre compatte e molto bello esteticamente; fasce e fondo in acero dello stato australiano del Queensland, dal colore assai più scuro dell’abituale acero. Maton adotta molti legni provenienti dalla propria terra e questo dona agli strumenti fascino ed eleganza. Il manico è anch’esso in acero del Queensland, tastiera e ponte sono in palissandro. La paletta, molto semplice come forma, è impiallacciata con uno strato di noce sempre del Queensland e, sulla stessa, troneggia il marchio del brand e il famoso canguro in similmadreperla: bellissimi. Come meccaniche sono montate di serie le classiche Grover Rotomatic cromate, molto semplici e affidabili. Sul body è presente un doppio binding color crema e i doppi agganci per la tracolla. Come segnatasti troviamo i classici dot in similmadreperla di dimensioni generose e, al XII tasto, il consueto stemma in madreperla ‘CGP’ (Certified Guitar Player) di cui tutti ormai conosciamo il significato. Il nut e la selletta sulla nuova versione sono in osso, a differenza del Tusq nero della prima, e per ultimo va citato il sistema di amplificazione, proprietario Maton, che a differenza del vecchio e tanto amato APMic, oggi troviamo nella nuova versione AP5-Pro che andremo ad analizzare con calma. La chitarra è completamente satinata, ma – è una sua caratteristica – dopo pochi giorni di uso le parti più a contatto con il corpo diventano lucide. Può piacere o meno, ma personalmente apprezzo quel senso di relic naturale molto bello da vedere e da toccare. Concludo la descrizione dello strumento facendo notare che a corredo è fornito di una bella custodia rigida, che monta di serie le corde Elixir 12-53 Nanoweb Phosphor Bronze, e che sul top è incollato il classico battipenna tartarugato a forma di goccia con stampata in oro la ‘M’ di Maton.
Molto bene, passiamo alla prova pratica. Il corpo è in stile OM, piccolo, abbastanza profondo, ma comodo. La chitarra si suona molto bene sia da seduti che in piedi e, già dalle prime note, si apprezza molto il suono centrato su frequenze medio-alte, dovuto in particolare all’acero con bassi presenti, ma mai invadenti. Il setup con cui è arrivata è buono; alcuni addirittura potrebbero sentire la necessità di alzare l’action, ma per il sottoscritto può andare più che bene. Il volume da spenta non è eccessivo, ma non è una novità: le Maton suonano alla grande amplificate e quindi non ci resta che collegarla al nostro fidato ampli. Il nuovo pre AP5-Pro possiede più controlli rispetto all’APMic: bassi, medi, alti, volume generale, volume piezo, volume mic (microfono a condensatore orientabile a piacimento solo sulla nuova) e un’ultima regolazione denominata FQ, che in pratica permette di modificare le frequenze di intervento dei medi (dai 600 Hz ai 2.4 kHz). Il vecchio APMic aveva come controlli: volume generale, bassi, alti, medi e controllo mic; più semplificato, funzionale, ma sicuramente meno versatile del nuovo. Faccio una precisazione: il piezo, su tutte le chitarre Maton, non ha la solita barretta sotto il traversino ma sei sensori indipendenti, uno per corda; il suono ne beneficia sia in naturalezza che in trasparenza, dinamica e qualità. Scordiamoci suoni più o meno vetrosi, la timbrica è naturalissima! Acceso l’ampli e già con i controlli flat, si nota una grande pulizia di suono, proiezione, ottimo volume e un suono molto ma molto simile al suono apprezzato da spenta.
Ho regolato un attimo il microfono tra ponticello e inizio buca, con volume piezo a 10, volume mic a 5 e il resto flat: non posso chiedere di più, grande chitarra! Ci si può suonare davvero tutto, dal fingerstyle – che è veramente il suo pane – alle tecniche moderne. Avendo a disposizione anche il vecchio modello, sostanzialmente i due strumenti si assomigliano molto, ma forse l’APMic ha un po’ più di volume e il microfono è più presente. La nuova, con tutta sincerità, è assai più versatile e oltretutto – a volumi discreti – non c’è stato assolutamente bisogno di mettere il tappo alla buca! Concludo consigliandola vivamente, in particolare a chi necessita di un buono strumento, professionale, da usare spesso amplificato.
Marco Alderotti
marcoalderotti1966@gmail.com
Scheda tecnica
Tipo: chitarra acustica
Costruttore: www.maton.com
Costruzione: Australia
strong>Tavola: abete massello AAA
Fasce e fondo: acero massello del Queensland
Manico: acero massello del Queensland
Tastiera e ponte: palissandro
Nut e sella: osso
Finitura: satinata
Elettronica: AP5-Pro
Meccaniche: Grover Chrome Rotomatic
Prezzo: € 2100